In psichiatria, disturbo del pensiero, caratterizzato dalla scomparsa dei normali collegamenti associativi che vengono in gran parte sostituiti da rapporti alogici ma sintatticamente corretti e talvolta interessanti per un ioro scintillio d'immagini e di toni lirici. Nella fase più accentuata la dissociazione accozza le parole con tale arbitrarietà da meritare la definizione di « insalata di parole ». In chimica, decomposizione della molecola in atomi, gruppi atomici e ioni.
I casi più importanti di dissociazione sono: la ionizzazione degli elettroliti e la dissociazione termica. La prima si ottiene con la scissione delle molecole di un elettrolito in parti cariche di elettricità. Nella seconda, la scissione si ottiene somministrando del calore direttamente proporzionale all'affinità degli atomi. Il grado di dissociazione è il rapporto fra il numero delle molecole dissociate e il numero delle molecole prima della dissociazione . Quando dopo una disoccupazione si forma un gas, questo, ad una data temperatura, ha pressione costante che si chiama tensione di dissociazione.
La teoria della dissociazione elettrolitica fu formulata da Svante Arrhenius, che nel 1887 dimostrò che una parte di molecole si dissociano spontaneamente in ioni positivi o cationi e in ioni negativi o anioni, in dipendenza degli elettroliti più o meno potenti e della loro diluizione. Cosi ad esempio: in una soluzione di cloruro di sodio le molecole di Na CI si scindono non in atomi di Na e di CI, che reagirebbero col solvente, ma in particelle di Na prive di un elettrone e quindi positive e in particelle di CI arricchite dall'elettrone del Na e quindi negative.
Queste particelle sono appunto rispettivamente i cationi e gli anioni. Gli acidi, i sali e le basi, disciolti in solvente, sono soggette a dissociazione elettrolitica. Quando in una soluzione di un elettrolito si fa circolare della corrente, in questa avviene l'elettrolisi con la dissociazione completa.
giovedì 17 aprile 2008
Dissociazione termica elettrolitica disturbo del pensiero
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