Il termine indicò una specie di libretto usato nell'antica Roma, formato da due tavolette congiunte tra loro a foggia di libro e spalmate di cera, sulle quali venivano scritte per lo più brevi comunicazioni, trasmesse poi per mezzo di schiavi. Oltre che di legno, le tavolette erano fatte anche di materia pregiata come avorio, o metallo lavorato e riccamente inciso; in tal caso i dittici servivano per iscrivervi elenchi di consoli e di altri magistrati e, presso i Cristiani, che li usarono frequentemente, nomi di Vescovi e di Martiri. Nel Medio Evo il nome fu dato a due tavolette di soggetto religioso (dipinte o intagliate), spesso chiudibili con cerniera. Questo dittico venne anche detto ancona.
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