Uomo politico e generale tebano (tra il 420 e il 415-362 a. C.), uno dei più grandi strateghi e uomini di stato dell'antichità. Di famiglia illustre, ma povera, cercò dapprima di risollevare la sua fortuna dedicandosi a studi severi che lo portarono in breve ad essere tra i più grandi oratori della Grecia. Amico di Pelopida, uno dei capi del partito popolare di Tebe, al quale aveva salvato la vita in battaglia, seguì la sua condotta politica, e quando nel 382 la fazione oligarchica di Tebe abbandonò la Cadmea ai Lacedemoni, Pelopida e gli altri capi del partito democratico furono inviati in esilio; solo Epaminonda fu risparmiato, perché ritenuto politicamente non compromesso. Nel 371 fu inviato alla dieta dei Lacedemoni per trattare la pace e sostenere i diritti di Tebe. Minacciato dal re spartano Agesilao, reagì con dignitosa violenza; le trattative furono interrotte e ricominciò la guerra. Nominato generale in capo, Epaminonda radunò ed istruì rapidamente un piccolo ma maneggevole esercito con il quale batté gli Spartani a Leuttra nel 371. La vittoria fu ottenuta con la rapidità della manovra. Molti Spartani caddero, moltissimi furono quelli che si diedero alla fuga: tanti da indurre il re Agesilao a lasciare « dormire » per quella volta la legge che dichiarava infami gli Spartani che avessero abbandonato il campo di battaglia. Prima di ritirarsi dal territorio spartano, Epaminonda riedificò Messene e popolò la città di elementi ostili a Sparta. Nel 363, al comando della flotta tebana, dominò tutto l'Egeo e ottenne per Tebe l'alleanza di Chio, dei Rodioti e di Bisanzio. Questi successi tebani costrinsero gli avversari, per difendersi, a formare una lega composta di Spartani e Ateniesi. Nella primavera del 362 Epaminonda, riuscendo a precedere i suoi avversari, invase nuovamente il Peloponneso e tentò di prendere di sorpresa Sparta. A Mantinea sconfisse i coalizzati, ma restò colpito a morte. Le sue ultime parole furono: « Lascio due figlie immortali: Leuttra e Mantinea ». Dopo di lui ebbe inizio la decadenza di Tebe.
martedì 22 aprile 2008
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