giovedì 24 aprile 2008

Dottrina estetica

Nel suo significato etimologico il termine estetica vale « dottrina della conoscenza sensibile »; nel senso di teoria filosofica del bello e dell'arte, esso fu adoperato per la prima volta dal Baumgarten (1735), assertore della conoscenza sensibile o intuitiva del bello. Soltanto in epoca moderna l'estetica ha avuto una precisa caratterizzazione con assegnazione di compiti chiari e determinati: nella filosofia antica l'antitesi del reale e dell'ideale e la identificazione del bello e del vero impedirono il formarsi di un metodo di critica estetica. Platone, ad esempio, nell'ambito del suo rigoroso sistema dualistico (mondo delle idee e mondo sensibile), relega l'arte, intesa come « imitazione della natura », nel mondo inferiore dominato dal senso e dalle passioni, e disprezza l'opera dei poeti che arriva a bandire dal suo stato ideale. Aristotele rivalutò in qualche modo l'arte concependola come rappresentazione dell'universale e del possibile, e trattò il problema estetico con particolare riferimento alla tragedia. Alla concezione stoica dell'arte intesa come strumento pedagogico, e a quella epicurea di una estetica dichiaratamente edonistica (derivate, rispettivamente, dalla elaborazione delle teorie aristoteliche e dalla negazione della condanna platonica), risale l'opposizione di contenuto e forma. Quest'ultima, infatti, diventò l'elemento predominante nella teoria estetica degli epicurei, mentre il contenuto assumeva importanza neila concezione estetica degli stoici. Nel pensiero mistico di Plotino l'identificazióne del bello col divino comportò l'esaltazione del bello come momento supremo della conoscenza e della vittoria sulla materia. Nei secoli successivi e fino alle soglie dell'età moderna, il problema estetico continuò a restare legato alle premesse contraddittorie del pensiero classico lino alle concezioni sensualistiche di Locke e Shaftesbury e a quelle intellettualistiche di Cartesio e di Leibniz. Prendendo le mosse da quest'ultimo, che per primo aveva concepito l'arte come forma di conoscenza intermedia tra il senso e l'intelletto, il Baumgar-ten poneva infine la conoscenza estetica come autonoma nei confronti di quella intellettuale. Ma prima di lui, già Vico aveva posto le basi dell'estetica moderna, individuando nella poesia e nel linguaggio i fondamenti della storia dell'umanità e ponendo il problema del bello in tutta la sua autonomia. L'estetica kantiana, il cui fondamentale motivo è la definizione del bello come l'oggetto di un piacere disinteressato (Critica del giudizio), informerà tutta l'È. idealistica dell'Ottocento. F. Schlegel e L. Tieck porranno l'arte al di sopra della stessa filosofia, ravvisan: do in essa una «suprema ironia» nei confronti del mondo: Hegel, per contro, la considererà come la più semplice delle tre forme dello Spirito assoluto, al di sotto della religione e della filosofia. Più di recente B. Croce, sviluppando le premesse del Vico, tracciò in modo originale e sistematico una propria teoria dell'estetica che ancora oggi è discussa, accettata o rifiutata, ma che rappresenta comunque una tappa fondamentale nella storia dell'E. In opposizione alla teoria del Croce, e a quelle dello Hegel e del Vico, si pose, tra gli altri, il sistema di estetica elaborato dal Gentile, il quale vede nell'arte il momento della libera soggettività immediata della vita dello spirito, mediato nel pensiero filosofico.

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