lunedì 5 maggio 2008

Rappresentazione grafica di parole: abbreviazione

Rappresentazione grafica di parole, formule o frasi mediante l'omissione di lettere e la sostituzione di esse con segni convezionali. E' presente già nell'epigrafia e nella numismatica antica. Mentre in greco venivano troncate soprattutto le lettere finali, nelle iscrizioni latine prevalevano le sigle, ossia le singole lettere iniziali, in sostituzione delle parole (per singulam litteram). Per esempio S.P.Q.R. senatus populusque romanus; A.V.C., ab urbe condita; EQ.R., eques romanus. L'uso delle abbeviazioni caratteristico anche dello stile epistolare romano (s.p.d., salutem plurimam dicit), si estese soprattutto nei codici manoscritti cristiani dal IV al VI secolo. (IHS, Jesus; DMS, Dominus). La paleografia si occupa della loro interpretazione, come delle numerosissime notae iuris ossia delle complicate formule giuridiche dei testi latini. Poichè la loro frequenza e arbitrarietà rendevano difficili ai giudici le interpretazioni delle leggi, Giustiniano nel 533 ne proibì l'uso. Tuttavia le abbreviazioni restarono in vita nei monasteri delle Isole Britanniche delle quali si diffusero in tutta Europa, soprattutto nel Medioevo, quando la pergamena era rara e costosa. Il numero crebbe con la scrittura gotica (secolo XIII e XVI). I sistemi più noti di abbreviazione sono:

a) per tronamento, quando la parola perde qualche lettera finale o è ridotta a sigla;
b) per contrazione, ossia quando vi è l'omissione di lettere o sillabe nel corpo della parola;
c) vi sono dei segni convenzionali della scrittura tachigrafica ereditaria delle note tironiane.

La stampa del secolo XVI adottò le abbreviazioni più comuni
e la Cancelleria della Curia Vaticana ne favori la proliferazione.

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