mercoledì 7 maggio 2008

Interruzione di gravidanza: aborto

Espulsione spontanea o provocata del feto prima che sia vitale, cioè prima della fine del sesto mese di gestazione; dal settimo mese infatti l'espulsione stessa prende il nome di parto prematuro, dal momento che il prodotto del concepimento può sopravvivere. L'aborto è caratterizzato clinicamente da dolori di intensità variabile e da emorragie che, deboli all'inizio, diventano sempre più abbondanti fino all'espulsione del feto. Prima del terzo mese di gravidanza, l'aborto avviene in un solo tempo; dopo questo periodo diventa più complesso e la placenta viene espulsa insieme al feto dopo un tempo che varia normalmente da due a ventiquattro ore, sotto la azione delle contrazioni uterine. In questo caso l'aborto avviene in due tempi. L'aborto spontaneo è dovuto a cause generali o locali. Cause generali sono rappresentate da malattie, quali la sifilide, le infezioni da gonococco, le forme avanzate di tubercolosi polmonare. Forme gravi di ogni malattia infettiva possono provocare l'aborto, mentre le forme subacute o benigne vengono superate in gravidanza. Sono anche responsabili dell'aborto le intossicazioni, le avitaminosi, le incompatibilità sanguigne fetomaterne (fattore Rh). Le cause locali più frequenti sono i traumi, le malattie del collo uterino, le malformazioni uterine, gli squilibri ormonali che rendono la mucosa uterina inadatta all'annidamento dell'uovo. L'aborto provocato viene distinto in terapeutico, quando viene praticato su una donna che la gravidanza mette in pericolo di vita, e in criminoso quando è realizzato per eliminare il prodotto del concepimento. L'aborto provocato a scopo terapeutico avviene sempre in ambiente attrezzato (ospedali o cliniche) e in condizioni antisettiche; si opera prima la dilatazione del collo dell'utero mediante apposite spugne o dilatatori, in seguito si procede allo svuotamento della cavità uterina e al raschiamento delle pareti. L'aborto criminoso è procurato in modi diversi, quali la somministrazione di sostanze naturali o chimiche considerate impropriamente abortive, che agiscono sull'uovo o sul feto solo a dosi tossiche per la madre, alla quale possono provocare avvelenamenti o epatonefriti mortali. Inoltre le manovre chirurgiche effettuate in questi casi illegali avvengono quasi sempre in condizioni settiche e possono portare a gravi complicazioni del tipo sincope riflessa mortale, embolie, perforazione uterina e successivamente emorragie continue, infezioni, setticemia. L'aborto può essere anche l'origine di metriti e salpingiti, che rendono spesso necessaria l'isterectomia.

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