La vita di Ludovico Ariosto si svolse, fin dalla nascita, nell'orizzonte della corte: nato nel 1474 a Reggio Emilia, allora parte del Ducato estense, si trasferì a dieci anni a Ferrara, seguendo il padre prima capitano della cittadella di Reggio e poi tesoriere delle milizie estensi. Indirizzato dapprima dalla famiglia allo studio del diritto, ebbe nel 1494 il consenso a potersi dedicari agli studi letterari. La sua educazione umanistica fu interrotta nel 1500 dalla morte del padre; il patrimonio familiare dissestato lo costrinse a provvedere al sostentamento della famiglia e all'educazione dei nove fratelli. Per godere dei benefici ecclesiastici, nel 1503 prese gli ordini minori; l'anno seguente entrò al servizio del cardinale Ippolito d'Este, fratello del duca Alfonso, il quale gli affidò delicati incarichi diplomatici e politici. Interessato come era soprattutto alla poesia e agli studi, Ariosto male accoglieva queste incombenze, a cui tuttavia, per la sua posizione di cortigiano, non poteva sottrarsi. Nek 1516 usciva intanto a Ferrara la prima edizione dell'Orlando Furioso, con una dedica a Ippolito. L'anno seguente Ariosto licenziato dal cardinale perchè s'era rifiutato di seguirlo in Ungheria, entrò al servizio di Alfonso d'Este, il quale lo mandò a governare le terre della Garfagna, allora infestate dai briganti e da aspre lotte politiche interne. Ariosto accettò solo per le difficoltà economiche in cui versava la sua famiglia,ma rivelò poi notevoli doti di amministratore. Questi anni trascorsi lontano dalla sua città e dalla sua donna, assorbito da gravose incombenze pratiche, costituiscono il periodo cupo e faticoso della sua esistenza. Nel 1525 ottenne di ritornare a Ferrara dove visse i suoi ultimi anni dedito agli studi e confortato dall'affetto di Alessandra Benucci, che sposò segretamente nel 1528. In questi ultimi anni rielaborò instancabilmente il suo poema, occupandosi anche di teatro e mantenendo rapporti con i circoli umanisti. Morì nel 1533. L'attività letteraria di Ariosto non si riduce all'Orlando Furioso, che rimane la sua opera maggiore e gli valse già nel suo secolo una vasta fama in Italia e in Europa. Egli compose numerose poesie in latino e in volgare prevalentemente liriche di argomento amoroso. In queste poesie il modello petrarchesco, a cui Ariosto si riallaccia secondo le regole del Classicismo dominante in quell'epoca, viene modificato in un senso più esplicitamente sentimentale e intimistico. Ma la più nota e riuscita delle sue operee minori è il gryuppo di sette Satire in terzine, che Ariosto compose tra il 1517 e il 1525. Indirizzate ad amici e parenti, esse prendono spunto da episodi della vita del poeta e affrontanop argomenti diversi dalla condanna della corruzione del clero alla difesa dedita agli studi all'analisi dei difetti e vizi umani. Ariosto ebbe anche un rapporto stretto con il teatro; compose numerose commedie, tra le quali si possono ricordare Il negromante, tra il 1520 e La Lena del 1528.
lunedì 30 aprile 2012
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